LORENZO SALSI
La Silvana era una donna piccola di statura, ma gigantesca come carattere: simpatica, quasi comica, specialmente quando prendeva in giro figlio e marito. Non credo che mai nessuna mosca le si fosse posata sul naso, un nasetto piccolo e tondo, che rispecchiava tutta la sua figura.
Energica, di quella energia argentea e non nervosa, prontissima alla battuta di spirito, come pronta era a farsi canzonare.
Fu per anni barista nel nostro circolo, la Casa della Gioventù di San Piero in Palco e le furbizie degli avventori si scontravano con la sua, che non aveva rivali, lasciandola sempre vincente.
Amò senza tregua il suo Antonio fino a che visse, il suo Maurizio, poi Neri suo nipote, e in ultime le bisnipoti, ma amò anche noi amici di Maurizio, per questo oggi che ci sarà il funerale di Silvana, sono molto triste.
Lo so la vita funziona, quando funziona, così: le persone anziane o vecchie ci lasciano, ma questa regola non apprezza gli affetti e l’affetto che ho provato in una parte di vita mia trascorsa nelle vicinanze “della Silvana” è quello che oggi me la fa rimpiangere.
Ciao Silvana
Lorenzo
STEFANO PEMONI:
Spero che tu mi scuserai, Maurizio, se mi sento di scrivere ancora qualcosa legato alla memoria di un ragazzo della Gavinana nuova, che cresceva negli anni in cui la tua mamma mi fece mangiare le seppie in inzimino per la prima volta in vita mia, cucinate durante il suo intervallo di lavoro.
Già, perché lei lavorava, a differenza della maggior parte delle nostre mamme che stavano a casa.
E quando, dopo che si era tolta il polipo, ti chiamò dalla terrazza di cucina con la voce “nuova”, e noi che eravamo dal Martelli, ci mettemmo a ridere, sentendola strillare in quel modo!
In lei, inconsapevolmente, vidi per la prima volta una donna moderna, che coniugava i ruoli di mamma, moglie, e lavoro senza mai discriminare un ruolo a favore dell’altro.
È questo il mio omaggio alla sua vita in questi attimi di memoria condivisi con te, caro vecchio ragazzo che mi facevi sognare ogni volta che con la tua prima Martin intonavi “Imagine”.
Alla vita che continua, avrebbe sicuramente detto la Silvana.
Stefano
LUCIA COLLINI
CI SEI SEMPRE STATA!
Se porto la mente indietro
Devo andare molto indietro
Perché praticamente
Ci sei sempre stata.
Nelle prime pagine dell’album dei ricordi
Sei a fare le nottate ad un ragazzo sfortunato,
non curante del fatto che il mattino dopo andavi a lavorare.
Sfoglio le pagine e ti ritrovo catechista:
Non so quantificare il numero di bambini,
per quanti anni lo sei stata
Vado ancora avanti:
ti vedo impegnata
nelle tante attività della CdG
senza orari e senza problemi,
anche se ce n’erano tanti.
Giro un’altra pagina:
Sei ad aiutare in canonica
perché un vecchio prete
era restato solo con una vecchia mamma.
E nelle pagine finali,
quando la vita ti ha fatto
tirare i remi in barca,
eri presente nella vita di tanti,
hai quali avevi voluto
e volevi un gran bene,
Telefonando soltanto per sapere: ”Come stai?”
Ci sei sempre stata!
Ci sarai sempre!
Lucia